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Amore non è esclusività


L'amore da parte di una madre per il proprio bambino è dato per scontato e certo, così come la dote da supereroe della madre stessa nel gestire figlio, casa, lavoro e impegni di vario genere. Un amore indiscusso, illimitato e incondizionato che, nella società odierna, viene considerato tale solo se dall'altro lato vi è una madre capace di gestire sempre e in ogni caso in maniera eccellente ogni situazione problematica si presenti nel corso della giornata col proprio bambino. Una società in cui la dimostrazione d'amore maggiore per un figlio è la rinuncia da parte della figura materna ai suoi spazi, ai suoi tempi, alla sua carriera. L'amore per un figlio viene associato al sacrificio e alla rinuncia per la madre ed è un valore aggiunto per la figura paterna che può continuare a godere del privilegio dell'essere uomo, oltre che padre. Ma la donna madre? Tra le varie parole non più in uso o usate in maniera inappropriata vi è: sostentamento.

Solo un primo e superficiale significato di questo termine fa riferimento al supporto economico finalizzato al mantenimento in condizione di vita; in realtà esso è riferito al sostegno in termini morali, emotivi, affettivi e fisici nei riguardi di una persona che necessita affinché sia garantita un'adeguata qualità della vita. Chi ha bisogno di questo sostegno di cui troppo poco spesso si parla? La madre.

La madre deve garantire il soddisfacimento dei bisogni (fame, sete, sonno, igiene) al bambino in ogni momento della giornata, si occupa di fornire rassicurazione, contenimento, calore, sostegno nei suoi riguardi e degli altri componenti del nucleo familiare; la madre deve occuparsi del bucato, della pappa, della cena, delle visite, delle faccende domestiche e se tutto va bene, infine, della cura personale e della sua carriera. Tutto ciò il più delle volte dev'essere affrontato da sola e in quanto madre è considerata in dovere di farlo. Però per garantire l'adeguato sostegno emotivo-affettivo e fisico al bambino; e dunque garantire la presenza di una madre che Winnicott chiama "sufficientemente buona", sarebbe opportuno sostenere la madre stessa affinché ci sia qualcuno dal quale attingere ogni tanto energie e forze che, in quanto umana, potrebbero venire meno. Si può amare senza distruggere il proprio io. Praticare l’individualismo responsabile significa mantenere viva la propria identità all’interno della relazione. È necessario preoccuparsi per il partner ma anche per sé stessi, perchè così si innesca l’interscambio: un amore non succube di fusioni estreme, ma un amore individualizzato.

La reciprocità è la base di un amore giusto, sano. Quando diamo amore, ci aspettiamo amore, perchè le relazione si nutrono di interscambio, di reciprocità. Come non aspettarti fedeltà se sei fedele? Come non aspettarti tenerezza se dai tenerezza?Se non ci si sente gratificati, se le manifestazioni di affetto si perdono in un amore spugna che assorbe tutto e non restituisce o restituisce pochissimo, il sentimento finirà per trasformarsi in rabbia, indignazione, consapevolezza di non ottenere ciò che si sta dando e si merita.

Una persona che non rinuncia al suo percorso di crescita per amore dei figli perché rinchiusa in una trappola sociale è una persona limitata nel suo essere. Una persona adulta che è ancora in cammino non per i figli ma con i figli. 

Una madre è una “buona madre ” e dimostra di amare incondizionatamente i propri figli anche se si dedica a se stessa, anche se non impiega il suo tempo esclusivamente al prendersi cura degli altri, anche se è in cerca di un senso di appagamento più profondo di cui tutti noi abbiamo bisogno e soprattutto anche se ogni tanto grida, cade e si rialza perché l'accezione della perfezione non è attribuibile all'essere umano.




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