Per iniziare insieme e continuare a “Crescere Insieme”, come primo simbolo del 2022 ho scelto L’Araba Fenice.
L’Araba Fenice è un uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri dopo la morte e proprio per questo motivo, simboleggia anche la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di noi.
Del possibile legame tra la Fenice e l’essere umano, ne scrive Carl Gustav Jung nel suo libro “Simboli della trasformazione”, dove la capacità di risorgere dalla morte viene paragonata alla possibilità di rinascere dopo il fallimento.
Jung ha dunque descritto l’ultima fase del processo alchemico come la piena realizzazione del processo di individuazione, finemente associabile al simbolo della Fenice che grazie alla distruzione della sua “vecchia natura” è ora libera di rinascere con uno spirito rinnovato e reso sottile, etereo, dalle fiamme trasmutanti e sublimanti del fuoco.
Dante nel XXIV canto dell’Inferno, si esprime, traendo quasi letteralmente questi versi da Ovidio (1):
Così per li gran savi si confessa che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo anno appressa; (108)
erba né biado in sua vita non pasce, ma sol d’incenso lagrime e d’amomo, e nardo e mirra son l’ultime fasce. (111)
La Fenice non si nutre “nè di erba, nè di biada”, ma solo di “lacrime di incenso e di amomo”, e il suo ultimo drappo funebre è costruito con “mirra e foglie di nardo”. Il mitologico animale viene dunque anche qui descritto come una figura le cui caratteristiche vanno ben al di là dell’ordinaria natura animale.
Sia il suo nutrimento che la materia con cui costruisce il suo ultimo involucro hanno a che fare con elementi vegetali preziosi e per lo più usati nella profumazione. E ciò che profuma si presta con una certa facilità a simbolizzare aspetti di natura trascendente, avendo in sé la capacità di irradiare finemente la propria natura più sublime.
Per gli antichi Egizi, la Fenice – airone purpureo - era raffigurata con la corona Atef o con l’emblema del disco solare, non era dunque simile a un uccello tropicale, ma piuttosto a un passero o ad un airone che non risorgeva dalle fiamme (come avviene nel mito greco), ma dalle acque.
Tra i greci, la Fenice era una sorta di aquila reale con colori splendidi come l’oro, l’azzurro, il rosso e la porpora, tanto per citarne alcuni. Lunghe piume scivolavano dal capo e la coda era formata da tre lunghe piume, una rosa, una rossa e una azzurra.
Ciò che più interessa è la simbologia che la Fenice rappresenta, ovvero la morte e la risurrezione.
Nella vita e nelle esperienze che viviamo il simbolo della Fenice sembra accompagnarci ogni volta che sembra quasi necessario che “qualcosa muoia, perché qualcos’altro nasca.
Quante volte siamo chiamati a rinnovare in noi la capacità di non lasciarci abbattere dalle difficoltà della vita, di reagire e di rialzarci più forti di prima. Siamo chiamati e renderci “Canne al vento” della vita, adattandoci alle tempeste e nella sofferenza sviluppare delle radici forti e dei rami flessibili, così da mantenerci ancorati a terra, ma nello stesso tempo imparando ad adattarci ai cambiamenti.
La “morte” o tante volte “le morti” che attraversiamo nella nostra vita possono essere rappresentate dai fallimenti, dalle delusioni, dalle tragedie che ci imponiamo a volte attraverso i tortuosi percorsi delle nostre esistenze.
La risurrezione dalle ceneri, è la rinascita che ci consentiamo e la ripartenza , non senza fatica, non senza dolore, ma non senza coraggio e speranza.
Secondo una versione del mito, l’Araba Fenice dopo aver vissuto per 500 anni, prima di morire costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma, accatastava piante balsamiche e si adagiava al sole, lasciando che quest’ultimo la bruciasse.
Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice che nell’arco di tre giorni volava ad Eliopoli e si posava sopra l’albero sacro.
Auguro a tutti voi che ognuno possa essere un Albero Sacro e che la Fenice vi accompagni in questo 2022 come simbolo e “Archetipo del Sé” di rinnovo e trasformazione, di speranza e vita oltre la morte e il dolore.
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