Per parlare di autolesionismo nei bambini bisogna fare una diagnosi accurata che escluda un ritardo cognitivo, un disturbo del neurosviluppo tra cui autismo o una patologia organica perché in questi casi ci sono condotte autolesive stereotipate in risposta ad una qualsiasi situazione caotica o stimolo frustrante per la persona. Le condotte autolesive che possono essere riscontrate nei bambini vanno dallo sbattere la testa contro qualcosa o colpirsi violentemente parti del colpo, graffiarsi, mordersi. Oltre al disturbo dello spettro autistico e ritardo cognitivo, anche nella Sindrome di Lesch-Nyhan, che è un errore congenito nel metabolismo delle purine, dovuta al mancato funzionamento dell’enzima HPRT, si possono manifestare condotte autolesive.
Oltre a queste forme di autolesionismo nei bambini ne esistono delle altre che si manifestano generalmente con comportamenti quali sbattere la testa al muro o per terra, darsi pugni, cadere intenzionalmente, buttarsi per terra, mordersi le labbra o la lingua, le mani, strapparsi i capelli. In altri casi i bambini cercano di farsi picchiare dagli adulti di riferimento. L'autolesionismo, il più delle volte causa la formazione di lividi, contusioni e fratture nel migliore dei casi. Ciò a cui i caregiver devono porre attenzione è la frequenza con la quale si fanno male per evitare di andare incontro a fenomeni di minimizzazione perché talvolta si attribuisce alla “distrazione” un comportamento che invece nasconde delle problematiche nascoste più gravi che navigano silenziose e possono risultare nel tempo potenzialmente pericolose.
I genitori non sanno che fare, sono increduli e si sentono impotenti dinanzi ad un bambino che in quell'età dovrebbe avere una vita gioiosa e colorata; e non nera livida. Piangono davanti a figli che ricercano il dolore, dolore che non dovrebbero conoscere e soprattutto volere intenzionalmente già in tenera età. Le situazioni in cui i bambini mettono in att questo comportamenti sono riconducibili al non riuscire ad eseguire come vorrebbero un compito, un gioco, in risposta alla regola rifiutata, in risposta al divieto e quando non riescono a gestire la frustrazione. Le condotte autolesive sono la manifestazione estrinseca di uno stato di disagio psicologico e una forte tensione interna che il bambino non riesce a gestire adeguatamente. Non avendo strumenti per fronteggiare in maniera adatta lo stato di tensione emotiva, somatizza ed butta fuori attraverso condotte di rabbia autodiretta.
Molto spesso l’autolesionismo può essere espressione di una problematica relativa all’attaccamento con la figura di accudimento. Si potrebbe trattare d una non corrispondenza della mamma nei riguardi del proprio bambino, che non costruisce delle basi solide e sicure su cui strutturare la personalità e si porta dentro rabbia, frustrazione, insicurezza e conflittualità. Un altro fattore scatenante potrebbe essere la nascita di un fratellino che va ad infierire ulteriormente sul legame con la figura di accudimento. Il piccolo pensa che il nuovo nato possa sottrargli le attenzioni di mamma e papà e il suo spazio, di cui si sente deprivato improvvisamente. Altri fattori che possono concorrere all'insorgenza d condotte autolesive sono contesti familiari violenti, dove i litigi e le urla sono all'ordine del giorno, separazioni genitoriali, possono aumentare la pressione interna del bambino e determinare l'insorgere di questo tipo di condotte. A volte anche la morte di un animale domestico, un trasferimento di residenza o cambio di scuola possono incidere a livello emotivo. Il dolore diviene una modalità per gestire le emozioni forti o meglio, che il piccolo vive come tali e intense, anche indotte da un semplice rimprovero o da un no, che non è in grado di affrontare con strategie più adattive ossia più “sane” per lui, meno patologiche.
Questo tipo di condotta di attacco al corpo, per il bambino, è sempre e comunque una forma di comunicazione che, se non ascoltata e gestita in maniera appropriata, rischia di cronicizzarsi nel corso del tempo e di aggravarsi nel corso della crescita. C'è bisogno di ascolto e attenzione ai piccoli segnali che i bambini inviano, silenziosi e minimali, prima di arrivare a condotte eclatanti che potrebbero essere prevenute.
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