“E dico si al dialogo Perché la pace è l'unica vittoria L'unico gesto in ogni senso Che dà un peso al nostro vivere”
L. Ligabue; L. Cherubini; P. Pelù – Il mio nome è mai più
La guerra è sempre stata un’attitudine complessa fra le caratteristiche dell’essere umano e spesso è stata definita come una cosa biologicamente normale, almeno per le “grandi” società.
Ma “perché” la guerra?
Secondo A. Einstein e S. Freud che, nel 1932, si scambiarono lettere in cui discutevano della guerra, considerarono come punti fondamentali alla base del conflitto principalmente i seguenti:
1. Si considera che gli esseri umani sono nati per amare e unificare, ma anche per distruggere ed odiare. Due pulsioni opposte ma entrambe coesistono nell’uomo, l’una non elimina l’altra.
2. Il secondo punto riguarda il fatto che l’impulso verso la guerra potesse essere frenato solo formando una classe superiore di pensatori indipendenti di alta moralità e capaci di illuminare e guidare sia gli intellettuali, sia le masse ispirate.
“C'era una volta il gioco di un bambino. E voglio i nomi di chi ha mentito Di chi ha parlato di una guerra giusta Io non le lancio più le vostre sante bombe”
Quali sono le conseguenze psicologiche per gli individui civili che subiscono la guerra?
Al momento non si può conoscere che tipo di nevrosi svilupperanno le persone esposte ad una prolungata situazione di preoccupazione per la propria ed altrui incolumità psico-fisica. Conosciamo però società intere, come ad esempio quella irachena o afgana, che non si riprenderanno in tempi brevi.
Tornando indietro nel tempo, possiamo dire che la Prima Guerra Mondiale ha avuto un impatto molto forte sugli studi di Freud. Le sue riflessioni cliniche e le sue teorie hanno risentito del perturbamento prolungato dal conflitto dell’epoca. Non a caso compaiono negli successivi alla guerra temi come: aggressività; morte; il disagio dell’essere umano. Tutte conseguenze dovute alla sfiducia dell’uomo di vivere in serenità con i propri simili. Infatti, Freud primo tra tutti, nel 1920, ha elaborato una teoria secondo cui i “traumatizzati psichici” hanno esperito a lungo uno stato di angoscia molto simile a quello che hanno provato durante la battaglia, nonostante si fossero allontanati dal luogo in cui è accaduto. La guerra aveva messo in crisi la concezione secondo cui l’essere umano procede nella propria vita solo per esperienze che gli causano gratificazione.
In un momento successivo, altri importanti figure come quella di C. Jung, hanno affermato che coloro che hanno vissuto a lungo tra bombardamenti e paura ne hanno riportato “segni indelebili” nel proprio animo.
“Eccomi qua, seguivo gli ordini che ricevevo C'è stato un tempo in cui io credevo Che arruolandomi in aviazione Avrei girato il mondo E fatto bene alla mia gente E fatto qualcosa di importante. In fondo a me, a me piaceva volare...”
E le conseguenze per chi si trova in prima linea, quali sono?
Le conseguenze psicologiche per i militari possono essere molteplici, tra cui lo sviluppo del PTSD – Disturbo Post Traumatico da Stress, il quale è causato da un evento particolarmente stressante e traumatico, come ad esempio quello della guerra, ed è caratterizzato da un forte impatto emotivo in cui il soggetto è in pericolo di vita o percepisce la vita dei propri cari in pericolo. Spesso, questo tipo di disturbo può causare difficoltà nel vivere la propria quotidianità. Tra le varie cause del PTSD riscontriamo violenze sessuali, catastrofi naturali, guerre ecc.
La manifestazione clinica del PTSD è piuttosto variabile, manifestandosi spesso con sintomi di ansia e paura; in altri può manifestarsi con l’esternalizzazione della rabbia, la dissociazione, l’incapacità di provare soddisfazione, l’appagamento o l’interesse (anedonia), o con una combinazione di tali sintomi .
“Cercare pace è l'unica vittoria L'unico gesto in ogni senso Che darà forza al nostro vivere.
Il mio nome è mai più, mai più, mai più”
“Il "Mai più" ripetuto nella canzone è legato ad episodi di cruda cattiveria e alla negazione dei diritti umani per qualsivoglia ragione è una promessa che l'essere umano si deve fare per il bene dell'intera umanità. La storia insegna che le guerre non hanno portato altro che morte, distruzione, carestie e miseria ed è, quindi, assurdo che fini personali, politici o legati a motivi economici, portino a tali conseguenze. Sarebbe bene rinnovare questa promessa riproponendo questo brano ogni qual volta si ripresenti lo spettro di un conflitto bellico.”
“Il mio nome è mai più”
Contatti:
Dr.ssa Rita Zampi - Psicologa - Psicoterapeuta della Gestalt in Supervisione
3491656461
r.zampi@animairis.it
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