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Reflusso gastroesofageo in un'ottica sistemica

Aggiornamento: 16 gen

Il reflusso gastroesofageo è la risalita anomala degli acidi gastrici dallo stomaco all’esofago, determinato da vari fattori come abitudini alimentari scorrette, disfunzioni anatomiche, trattamenti farmacologici, e da aspetti legati prettamente alla sfera psicologica.

Durante la pandemia da COVID-19, i casi reflusso gastrico sono aumentati di circa il 35-40% nel nostro Paese. La causa è dovuta principalmente al cambiamento delle nostre abitudini di vita, la costrizione fisica per l’isolamento, la sedentarietà con lo smart working, insomma le grandi preoccupazioni (ansia e stress) legate al delicato momento socio sanitario vissuto.

I sintomi parlano di bruciori allo stomaco, nodo alla gola, dolore al petto, difficoltà a deglutire, asma.


Ed allora cosa infiamma di più della rabbia non espressa che brucia dentro, dei non detti familiari che non trovano altra via di risalita e che restano lì in gola senza possibilità di uscita, di quelle situazioni familiari che proprio non riusciamo a digerire.

O ancora la paura di affrontare nuove situazioni, di perdere il controllo, che tengono stretti in una morsa che rode dentro, alimentando lo stato ansioso e di tensione interna.

Il reflusso allora diventa una spia che si accende e che indica che qualcosa al sistema sta andando in tilt: è necessario riportarlo alla sua omeostasi, è opportuno osservarsi ed osservare il proprio modo di stare al mondo che sta cercando una nuova modalità di esistenza.

La terapia familiare aiuta a dar voce al corpo per ritrovare quell’armonia personale e familiare smarrita e che chiede una possibilità di ritrovamento: ascoltiamo il nostro corpo, ripartiamo dalla mente. Date parole al vostro dolore; il dolore che non parla sussurra al cuore troppo gonfio e lo invita a spezzarsi. William Shakespeare, Macbeth, ca. 1606 Dr.ssa Annunziata Perrino Ti è piaciuto l'articolo? Condividi la tua opinione sull'argomento lasciando un commento!

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