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Yule. Una celebrazione al riposo e alla speranza

In vista del solstizio d’inverno, esploreremo un termine con cui in passato esso veniva conosciuto e festeggiato: Yule.

Nella tradizione germanica antica, Yule è la notte del 21 Dicembre, il solstizio invernale, la notte più lunga dell’anno. L’oscurità trova il suo apice in questo giorno magico e prevale sulla luce. Ma, come una ruota che gira, Yule rappresenta anche un momento di sospensione e di stasi, dove, secondo il folklore pagano, il Re della Notte rinascerà nel grembo della Dea Madre nelle spoglie del Dio Sole Bambino che, all’alba del nuovo giorno, il 22 Dicembre, porterà con sé la luce dell’estate verso cui è proteso. E’ un momento spirituale di latenza e incubazione, in cui gli spiriti della terra e dei boschi sono pronti a riposare e trattenere le energie, in vista della primavera e del risveglio.

Anche nel mondo animale, soprattutto nei vertebrati omeotermi come i mammiferi, troviamo una somiglianza nel letargo, ovvero un periodo di latenza dove la temperatura corporea si abbassa, il battito cardiaco e l’attività metabolica rallentano, e vengono consumate le riserve di grasso accumulate prima del letargo.

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Noi esseri umani non siamo così diversi dagli nostri cugini mammiferi, con la sostanziale differenza che viviamo un ritmo di vita decisamente molto più movimentato e stressante, sempre proteso in quel là e allora che ci àncora meno degli altri animali al nostro sentire, alle sensazioni e ai nostri bisogni primari.

In particolare, pensiamo da quante problematiche possiamo essere influenzati ogni giorno, anche in questo periodo dell’anno, dai più generali quali i problemi familiari, sentimentali, lavorativi, esistenziali, a quelli più specifici, quali, vivere in solitudine, essere in lutto, vivere una separazione, avere una situazione economica incerta, e/o una malattia fisica o psichica… E poi c’è il periodo delle festività detto Natale, che può avere la capacità, in alcune di queste persone, di indurre positività, entusiasmo, ottimismo, ma in altre anche un senso di maggiore frustrazione, in quanto il messaggio sociale derivante dallo spirito convenzionale natalizio sembra essere “sii gioioso/a”, “festeggia!”, “sii caritatevole con chi sta peggio di te” e che si contrappone all’atavico bisogno mammifero di riposo che altrettanto ci appartiene. E allora ecco che molte persone sembrano sentirsi interiormente come nel solstizio di inverno, dove tutto sembra più oscuro e più tetro del solito, sembra esserci sconforto in un cambiamento per il domani, e ne consegue l’abbandonarsi alle più frequenti psicopatologie tipiche di questo periodo, tra cui menzionerò la depressione, i tentativi di suicidio, l'abuso di sostanze.



Ma è qui che lo spiritualismo, la biologia e la psicologia ci vengono in soccorso, per mettere in discussione le convenzioni sociali e stereotipate del gioioso “spirito natalizio”, al fine di rileggere questo periodo non per forza con velleitarismo, bensì, come avviene nei mammiferi e secondo lo Yule negli spiriti, come invito alla stasi, al riposo, alla sospensione dell’agito stressante, alla solitudine non come abbandono, ma come modo di coltivare la presenza in se stessi, al silenzio e al respiro, al bilancio nella propria vita di come sono state e come investire le energie (le riserve di grasso accumulato dai cugini mammiferi, simbolicamente) per l’anno venturo.


Ecco che Yule diviene invito a riallinearci al mondo dei sensi, ai bisogni primordiali, al riposo per l’animo e per il corpo, e così alla rinascita, al ritorno alla speranza e alla vita, al Dio Sole bambino che portiamo dentro ognuno di noi.


Auguro a tutti noi di essere come l’abete, albero sempreverde, quale simbolo di persistenza della vita anche attraverso il freddo e l’oscurità che scorrono attraverso il tempo con il calore e la luce.



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