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ARTEMIDE: LA DONNA INDIPENDENTE E INDOMABILE

Aggiornamento: 2 mar 2023

Eccoci !


Come da Voi richiesto cominciamo il nostro viaggio tra le dee nel mito greco e la rappresentazione archetipica che hanno in noi.


Ovvero : quale sarà la dea greca che simboleggiamo di più attraverso il nostro modo di essere?

Quale simbolo del femminile si manifesta in noi maggiormente in determinate fasi della vita?

E se ci sentissimo di appartenere a più simboli e più dee contemporaneamente?

Scopriamo insieme cosa ancora può insegnarci il mito...


La dea Artemide, o Diana per i Romani, figlia di Zeus e Leto e sorella gemella di Apollo, Dea della Caccia e della Luna Nuova, protettrice dei parti e delle fanciulle, è una delle dodici grandi divinità del Monte Olimpo insieme al fratello Apollo.

A volte è considerata, insieme a Selene (Dea della luna piena) ed Ecate (Dea della luna calante) la prima “fase di vita” di un univoco Archetipo lunare.

Il mito racconta che nacque sull’Isola di Delo, appena prima del gemello Apollo e aiutò la madre a partorire il fratello (ecco perché protettrice dei parti). Zeus rimase da subito folgorato dallo spirito indomito della bambina, che un giorno la prese sulle ginocchia e le offrì qualsiasi dono lei mai desiderasse. Artemide rispose: eterna verginità, eterna giovinezza, tanti nomi quanti ne ha mio fratello Apollo, arco e frecce come i suoi, il compito di portare la luce, una tunica da caccia color zafferano con un bordo rosso che mi giunga fino alle ginocchia, sessanta giovani Ninfe oceanine, tutte della stessa età, come mie damigelle di onore, venti Ninfe dei fiumi, perché queste si curino dei miei calzari e dei miei cani “. (Ovidio).


La dea aveva diversi nomi: Agrotera, Cinzia, Ecate, Febe, Cordaca, Ortosia, Orthia, Ortigia, Stinfalia, Coritalia, Cariatide, Dafnia, Delia, Brauronia, Elafebolia, Tauropolos, Apanchomene, Ilizia, Anahita, Leucofrine e dopo aver ricevuto i suoi regali dal padre si ritirò a vivere nei boschi, nella natura selvaggia.


Artemide è protettrice delle donne, veglia sulla loro inviolabilità, così nei miti, la scopriamo come una Dea capace di passare da una ferocia implacabile, che si manifesta a chi manca di rispetto a lei o al femminile selvaggio; a una benevolenza senza confini per chi le è fedele.

Artemide è la dea arciera che vive con le ninfe nel bosco, simbolo di libertà, di sorellanza e di capacità di centrare i propri obiettivi. La dea è per sua natura associata a molti animali selvatici, simboli delle sue qualità: Il cervo, la lepre per la loro natura sfuggente, la leonessa per la sua regalità, l’orso per il suo essere protettrice di fanciulle e cinghiale, simbolo della distruttività nociva e vendicativa, che rischia di possedere la dea.

L’arco è invece simbolo di un femminile capace di raggiungere un obiettivo senza indugi. Spesso viene rappresentata con il capo circondato dalla luna e le stelle.

L’archetipo della Dea è quello della vergine (intesa come “non violata/non influenzabile”), della donna psicologicamente “una in sé stessa”. Personificazione dello spirito femminile indipendente.

È incarnazione della sacralità inviolabile del principio femminile e delle sue energie mutevoli, e come tale ne esprime apparenti contraddizioni: è una dea vergine che ispira la promiscuità sessuale, è cacciatrice, ma anche protettrice degli animali, assiste le donne durante il parto, ma dispensa morte a chi con le sue frecce a chi va contro di lei.

Al contrario di Persefone, Dea Vulnerabile, rientra nella categoria delle Dee Vergini. Ovvero, non fu mai rapita o abusata e perciò rappresenta l’integrità, la completezza, il cui valore non dipende da “con chi” sta, ma da ciò lei è, in sé stessa.

Il suo modo di essere competitiva è sano e solidale. Le ninfe di cui è circondata infatti sono simbolo della sorellanza che prova nei confronti delle altre donne, che protegge e i cui diritti difende. L’amore per la natura selvaggia, i luoghi incontaminati e gli animali, la rendono oggi archetipo perfetto in cui possono riconoscersi donna impegnate nella lotta per la salvaguardia dell’ambiente, per la salvaguardia dei diritti femminili e l’indipendenza nella sua forma più determinata.

L’Artemide donna non si realizza nella maternità, perché trova la propria soddisfazione nell’essere pienamente sé stessa. Una delle sue più grandi aspirazioni e necessità è la libertà e si realizza nel lottare per i valori in cui crede e nel contatto con la natura.

Artemide opera al chiaro di luna, favorisce lo sguardo interiore, rimane sempre alla natura, alla percezione onirica. A lei in qualità di educatrice è affidata simbolicamente la cura e la crescita di quella fase della vita in cui i giovani e soprattutto le giovani devono divenire adulti: l'adolescenza.

Per andare oltre la dimensione Artemide e non restare prigioniere di una indipendenza che si trasformi in solitudine; le donne che sentono di appartenere a questo archetipo devono sviluppare il loro potenziale più inconscio, la propria ricettività e prendersi cura di altri.

Potersi, quindi, consentire di diventare un pochino vulnerabili. Questo può avvenire attraverso il rapporto con un partner che l’ama, maturo, capace di accoglierne gli aspetti indomiti con supporto reale e vicinanza, o con un figlio.

La donna Artemide potrà consentirsi la maternità solo una volta raggiunti con una certa sicurezza i propri obiettivi e dopo aver fatto fiorire in lei la passione e l' erotismo femminile.




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