L’importanza della creatività! E quanto si sottovaluta……
Non se ne conoscono ancora fino in fondo gli infiniti risvolti, l’alto potenziale conoscitivo.
Non se ne riconosce appieno il valore formativo ai fini dello sviluppo dell’individuo, della sua personalità e del progresso dell’intera società. Bisogna riconoscere il ruolo della creatività all’interno del processo educativo, l’importanza di formare uomini interi, completi, uomini creativi che sappiano usare la loro immaginazione. “Una persona senza creatività è una persona incompleta” afferma Bruno Munari nel suo libro Fantasia. “Una persona creativa prende e dà continuamente cultura alla comunità, cresce con la comunità”.
L’immaginazione, che è alla base di ogni attività creativa, ne costituisce il fondamento, deve avere il suo posto nell’educazione. Purtroppo in molte delle nostre scuole essa è ancora trattata da parente povera a tutto vantaggio dell’attenzione e della memoria: le caratteristiche dello scolaro modello sono ascoltare pazientemente e ricordare scrupolosamente. L’idea corrente di immaginazione è che essa sia un ozioso divertimento della nostra mente, un’attività campata in aria. In realtà, l’immaginazione non è una facoltà separata della mente, è la mente stessa, nella sua interezza; è un modo di operare della mente umana, una facoltà del pensiero che possiede una vitale, insostituibile funzione. Non si tratta allora di incoraggiare vuote fantasticherie, ma di aiutare il bambino a sviluppare la sua capacità inventiva. Se vogliamo incoraggiare a pensare, dice Gianni Rodari nella Grammatica della fantasia, dobbiamo prima insegnare a inventare.
È possibile un’educazione alla creatività? Tutti possono essere creativi, a patto di non vivere in una società repressiva, in una famiglia repressiva, in una scuola repressiva. Nel libro Immaginazione e creatività nell’età infantile di L. S. Vygotskij si riconosce a tutti gli uomini e non a pochi privilegiati (gli artisti, gli scienziati, gli uomini di genio) una comune attitudine alla creatività rispetto alla quale le differenze si rivelano per lo più un prodotto di fattori sociali e culturali. Se è vero che ogni bambino è potenzialmente dotato di creatività, è necessario che egli cresca in un ambiente ricco di impulsi e di stimoli, in ogni direzione, in modo da nutrire la sua immaginazione ed applicarla a compiti adeguati, che ne rafforzino le strutture e ne allarghino gli orizzonti.
La funzione creatrice dell’immaginazione appartiene dunque tanto allo scienziato, al tecnico, quanto all’uomo comune; è essenziale alle scoperte scientifiche come alla nascita dell’opera d’arte, è addirittura condizione necessaria della vita quotidiana. Tutti, ogni giorno, quando affrontiamo ostacoli, risolviamo un problema, troviamo mille piccoli modi di fare meglio le cose, ci inventiamo qualcosa che migliora la nostra vita e quella degli altri, pratichiamo una creatività quotidiana che ha un enorme valore sociale.
Si può affermare quindi, che per attività creativa si intende qualunque attività umana che produca qualcosa di nuovo. Per approfondire ed ampliare il concetto, ripartiamo da un’affermazione di J. Dewey: “Il pensiero deve essere riservato al nuovo, al precario, al problematico”: se la vita non ponesse alcun problema all’uomo, se le sue reazioni lo tenessero in perfetto equilibrio con l’ambiente, allora verrebbe a mancare ogni base per l’insorgere dell’attività creativa. Un essere che fosse pienamente adattato al mondo circostante non sarebbe in grado di desiderare, di perseguire degli scopi, di creare qualcosa. La creatività si accende quando c’è un problema da risolvere o un ostacolo da superare, un vincolo da sciogliere o una teoria da cambiare perché si è rivelata inadeguata. Creatività è costruire incessantemente nuove regole più adeguate ad affrontare la realtà sempre nuova. La creatività deriva dal problematizzare, dal fare ipotesi, gettare reti. “Le ipotesi- ha scritto Novalis- sono reti: tu getti la rete e qualcosa prima o poi ci trovi”. Le grandi ipotesi, da cui nascono le grandi teorie, sono creature dell’immaginazione.
È importante allenare l’immaginazione a deragliare dai binari delle consuetudini, a tenere d’occhio i lampi, le folgorazioni, le intuizioni. Creatività è sinonimo di pensiero divergente. “La creatività richiede coraggio” dice H. Matisse, il coraggio di rompere continuamente gli schemi dell’esperienza, di abbandonare le certezze, di interrogarsi sempre. La creatività rifiuta il codificato, esige un’intelligenza elastica, libera dai preconcetti, dalle idee fisse, dai conformismi, dai condizionamenti. “Si è sempre constatato che una mente creativa sopravvive a qualunque tipo di educazione” (Anna Freud), in quanto capace di giudizi autonomi e indipendenti. È creativa una mente sempre al lavoro, pronta a ridestare continuamente la curiosità e l’attenzione, ad affrontare il rischio di sbagliare e di imparare dagli errori, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti. La letteratura di G. Rodari è costellata in tal senso di infiniti esempi; le opere dell’autore mostrano chiaramente come sia possibile riuscire a trasformare l’errore, riuscire a creare intorno all’errore (una per tutte: la filastrocca L’ago di Garda). Bellissimo ed istruttivo il video dell’educatore divulgatore inglese K. Robinson “Le scuole stanno uccidendo la creatività?”: Se non sei disposto a sbagliare non farai mai niente di originale… http://www.giuntiscuola.it/scuoladellinfanzia/magazine/articoli/cultura-e-pedagogia/la-scuola-uccide-la-creativita/
Per non parlare della difesa sostenuta a favore dell’errore del filosofo e sociologo francese E. Morin: l’importanza di educare all’incertezza, di ridare spazio e dignità all’errore: “Molte scoperte sono state fatte in seguito ad errori. La conoscenza non è un percorso lineare, ma pieno di insidie, di dubbi, correzioni. Ogni errore va analizzato, compreso: è una straordinaria opportunità per progredire”.
Creatività è dunque la capacità di cambiare, uscire fuori dagli schemi, dalle cose comunemente accettate. La mente creativa è pronta ad imparare ciò che gli serve in ogni occasione e a modificare le proprie opinioni quando se ne presenta una più giusta. È una mente capace di selezionare e combinare, di definire e strutturare in modo nuovo le proprie esperienze e conoscenze. Niente si crea dal niente. Come scrive Umberto Eco, la creatività è ars combinatoria: la capacità di combinare in maniera inedita elementi che già esistono, di combinare il vecchio in nuovi legami per formare nuove situazioni ed assumere nuovi comportamenti. Una definizione simile viene formulata da H. Poincaré quasi cent’anni prima in un testo intitolato Scienza e metodo, pubblicato per la prima volta nel 1906. L’essenza del gesto creativo consiste nello scegliere combinazioni appropriate: “La creatività è la capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili”. http://nuovoeutile.it/creativita-la-definizione-di-poincare/
Inventare è discernere, è scegliere fra tutte le combinazioni quelle più feconde. Ciascuno di noi, nel momento in cui congiunge parlando o scrivendo parole che mai prima di allora sono state combinate in quell’esatto modo a significare quell’esatta cosa, compie un gesto creativo. Anche quando comprendiamo parole dette o scritte da qualcun altro e se ne ricostruisce il senso, compiamo un gesto creativo. Un risultato nuovo ha valore nel caso in cui stabilendo legami tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei gli uni agli altri, mette ordine, immediatamente, là dove sembrava regnare il disordine. La creatività è la capacità di uscire da un ordine, affrontare il disordine e dar vita a un nuovo ordine.
L’attività combinatrice è un’attività di rielaborazione creatrice che consente di rappresentare in forme nuove la realtà. A partire dalla realtà stessa che ci fornisce suggerimenti fantastici, formiamo associazioni, nascono nuove forme, che non sono la riproduzione del reale ma nascono dal di dentro. È la nostra conoscenza, la nostra memoria a trasformare gli spunti esterni: “Io sono astratto con qualche ricordo” dice P. Klee. In definitiva, la creatività è l’uso finalizzato delle facoltà umane nel senso più completo possibile. L’utilizzo della fantasia e dell’immaginazione ci aiuta a stabilire un rapporto attivo con il reale, a progettare, dare senso e rimodellare la realtà. I prodotti dell’immaginazione, scrive Vygotskij, “preso corpo, sono di nuovo rientrati nella realtà come una nuova forza attiva, trasformatrice della realtà stessa”.
Potersi appellare a tutte le nostre facoltà, allora. Per conoscersi, bisogna potersi immaginare… e immaginare il proprio destino. In suo aforisma M. Proust afferma: “Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale”. È essenziale avere fiducia nella creatività dei bambini. Qualcuno che creda in loro, li stimoli a giocare, a conoscere, a sperimentare, qualcuno che supporti la loro creatività. La creatività ha un ruolo cruciale nella preparazione dei giovani al futuro e perciò la scuola deve realizzarli come individui, nelle loro attitudini e capacità. Una scuola dove il maestro è un promotore di creatività, un adulto che sta con i ragazzi per esprimere il meglio di sé, per sviluppare anche in se stesso gli abiti della creazione, dell’immaginazione. Una scuola per “creatori” dove non vi si può stare né da scolari né da insegnanti ma da uomini interi: il maestro non è colui che trasmette un sapere confezionato e il ragazzo non è un “consumatore” di cultura e di valori, ma un creatore e produttore di valori e cultura.
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