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UNA DONNA A META’


L’avete visto Sanremo?


Ha vinto Mengoni, a me piaceva di più Lazza, anche Madame e Tananai.

Sentire la musica mi aiuta a concentrarmi, lavorando e non riuscendo a rinunciare al sonno della mattina, la sera mi spoglio dei panni di “donna in carriera” e divento “cenerella” tutto fare.

Fra una canzone e l’altra, mentre sistemavo casa, ho sentito una voce di donna che diceva: “Io da qualche parte penso di essere una donna di merda perché non so cucinare, perché non mi sono sposata e perché non ho avuto figli. Razionalmente so che va bene così, ma da qualche parte, dentro di me, c’è questa voce, esiste, e io, alla fine, penso che abbia ragione lei, che io sia sbagliata.” Era Chiara Francini a Sanremo.


Cavolo lo sai Chiara che anche io mi sento così?

Ho fatto tantissimo nella mia vita e non sempre è stato semplice

e non è stato semplice in un mondo di uomini essere donna con una “mente” e con un punto di vista diverso.

Ho dovuto imporre la mia “stranezza”, si perché’ a me manca molto della donna perfetta, forse perché sono cresciuta con tre fratelli e non mi sono mai voluta sentire l’unica donna di casa e giocare da sola con le bambole, quindi giocavo con loro con le macchinine e la pista.

Ma facevamo sposare le macchine, che bei matrimoni celebrati su quella pista!

Alla mia macchina mettevo anche il velo ma dovevo fare attenzione di non diventare un “Maschiaccio”. Dovevo pormi dei limiti, perché “sei sempre donna e ne perdi di fascino” poi ho capito che non è che perdi il fascino ma susciti paura all’ “uomo” medio che si sente “depenizzato”.

Da far sposare le macchine ad oggi ne sono passati di anni e sono riuscita a far combaciare tutto il mio essere donna con questo mondo di uomini. A livello personale non ero soddisfatta di tutto quello che poi nella vita ero riuscita ad ottenere, creare e superare perché ero arrivata a 33 anni senza sposarmi.


“Nooooooooooo!”

“Zitellaaaaaaaaaaa”

“Bruttissimo! nessuno ti ha voluto!”

E quindi me lo misi in testa: “meglio separata che zitella”. Lo dicevo a tutti pur sapendo che non sarebbe stato facile il matrimonio, per una come me che aveva come motto “in due siamo in troppi”.

Zitella o in due quale era il male minore?

Ma sì, sposiamoci!

Così ho fatto risposare “le macchinine sulla pista”, e il mio matrimonio è stata una vera corsa “Fast and Furious”.

Ok ce l’avevo fatta ad unire il “sacro” con il “profano”.

Alla fine, dopo tutto, anche se ero una donna in carriera, laureata, acculturata, con qualche pensiero mio progressista, avevo rispettato il patto culturale: ero anche moglie, cenerella.

Ok, cosa mancava? Ah sì! Essere madre!

Ma volevo esserlo? Non so ancora rispondere a questa domanda.

Ancora non so se voglio essere madre per me stessa o per chi mi è vicino che aspetta una piccola “Mariu’”. So solo che non essendo ancora madre ho la sensazione che agli occhi del mondo sono una donna a metà.



Maria Di Pascale


Opera di Ester Rascato

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