Sono Sara e mio marito mi tradisce da sempre… ma non con una donna, bensì con lei:
la Regina di Cuori.
Sì, la Regina di Cuori vince su tutto ciò che ci appartiene. Il suo canto di sirena è più forte di qualsiasi promessa, di qualsiasi speranza o progetto. Vivere con un ludopatico significa non vivere; è annullare le speranze e i desideri. Ti senti sola, abbandonata, e vuoi capire come sia possibile che diventi normale non avere più soldi per la spesa, rinunciare alle vacanze, non poter permettersi una visita medica, desiderare solo l'essenziale. L'unica cosa importante è lei: il vero amore è lei, la Regina di Cuori.
All'inizio pensi di farcela, che l'amore sarà più forte, seguendolo, controllandolo, piangendo, disperandoti e chiedendogli: “Ma è possibile che non ti rendi conto che, se non ti fermi, arriveremo a perdere tutto, compresa la dignità?” Ma il ludopatico non ha più rispetto per sé stesso, non ha dignità; non gli interessa nemmeno più vincere, ma darebbe di tutto pur di vivere quegli attimi di adrenalina. Dopo, semmai, ti dice che è pentito, ma mentre lo dice sta già pensando a come trovare altri soldi, non per te, ma per giocare.
Ti fa mille promesse, ti mostra progetti, ti convince che è l'ultima volta. “Salvami, ho fatto debiti con gli strozzini, mi vogliono uccidere. Ti ridò tutto, te lo giuro"; e piange, ti chiede perdono e dice: “Lo so che ti ho fatto soffrire, è l'ultima volta; ti ridò tutto, ora inizio a lavorare e ti ridò tutto. Sei la mia vita; senza di te non saprei come fare.” In quel momento, di fronte alla minaccia degli strozzini e a lui che piange, non riesci ad arrabbiarti perché il tuo unico pensiero è salvargli la vita, e ti illudi che, veramente, dopo che ha visto quanto lo comprendi e lo ami, non lo farà più.
“Ti giuro, mi faccio curare… ti giuro, chiama il medico… ti giuro, vado in comunità…”
E così sono passati gli anni, tra bugie, dolori e debiti. E ho perso la dignità; è vero, perché ho iniziato a vivere io nel suo vortice. Non era più lui a doverne uscire, ero io che ero entrata nelle sue bugie, nel suo vortice. Ero io che, seguendolo, avevo messo “in gioco” la mia vita. Mi vergognavo perché sapevo che era sbagliato aiutarlo a pagare i debiti. Ma se lo uccidevano? E se si fosse ucciso? Nel frattempo, stavo morendo io, di paura, di angoscia, di solitudine.
Se gli amici ci invitavano a uscire, come potevo dire: “Non posso perché si è giocato tutto”? Non riuscivo a dirlo; era diventata la mia vergogna. Anche perché poi, dopo un po', forse giustamente, tutti dicevano: “Ma sei tu che vuoi questo? È possibile che non riesci a lasciarlo? Fagliela vedere a lui.” Ma io non potevo; ero legata a lui dai sensi di colpa che mi faceva provare, perché lui era il malato e poteva fare una pazzia se l'avessi lasciato. Lui aveva solo me… ma non era così: lui aveva solo lei, la Regina di Cuori!
Mi ha derubato, truffato, imbrogliato, mi ha ridotto in povertà; ha convinto gli altri che ero io la pazza che voleva i soldi da lui, che lui non faceva niente di male, che non era vero quello che dicevo. Mi ha maltrattata quando non gli ho voluto dare i soldi o quando, controllandolo, ho scoperto che lo stipendio non sarebbe mai arrivato. Una volta, per dei soldi, con un calcio buttò a terra una parete di casa. Ero prigioniera di questa sua malattia… e quando ho toccato il fondo e stavo per perdere l'unica cosa che mi manteneva in vita, i miei principi e la mia autostima, ho capito che continuare la guerra con la Regina di Cuori era inutile.
Ho accettato che lei fosse il suo vero amore e ho iniziato ad amare me stessa. Ho dovuto chiudere il cuore a lui e aprirlo a me e alla mia famiglia, che mi ha sollevato da terra con un cucchiaino.
Me ne sono andata di casa, sono scesa dalla giostra sulla quale ero salita.
Ho capito che rincorrerlo, seguirlo e pagargli i debiti non avrebbe salvato lui… ma avrebbe trascinato nell'abisso anche me! Sì, ho dovuto scegliere; non c’è stato il “vissero felici e contenti” per il quale avevo tanto lottato.
Ma mi ero ripresa la mia vita. Storia di Sara, rubrica a cura di Maria Di Pascale
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