In ognuno di noi vi è una naturale tendenza alle relazioni sociali. Le origini di tale comportamento vanno ricercate nella filogenesi; la vita di gruppo ha da sempre consentito migliori condizioni di vita, la sopravvivenza, la difesa dalle insidie della natura e il primeggiare tra le altre specie animali. Vivere in gruppo con ruoli definiti ha permesso di sviluppare la cultura della prime, fondamentale per l'ottica evolutiva. Anche il bambino, alla nascita, ha una naturale tendenza ai contatti sociali e alla vita di gruppo. Già dai primi mesi di vita sa interagire col mondo attorno a lui e mediante il sorriso, il pianto, l'opposizione riesce ad attirare l'attenzione dell'adulto su di sé, per favorire accoglienza, protezione e soddisfacimento più immediato possibile del bisogno. A tre mesi compare il primo sorriso alla vista del volto umano familiare, meglio conosciuto come "sorriso sociale", che via via il bambino estende anche a figure meno familiari. Già a dodici mesi inizia a sviluppare una relazione duale nella quale esprime in modo adeguato ed efficace un proprio bisogno all'altro che diviene suo interlocutore; entro questo mese tipicamente compaiono il pointing richiestivo e dichiarativo (per chiedere ciò di cui necessita o per indicare una cosa per sé interessante). A partire dai tre anni il piccolo avvia il vero e proprio processo di socializzazione, scopre il gruppo ed inizia a farne parte. Prima del terzo anno di vita, infatti, predomina la dimensione egocentrica, cercando di sviluppare perlopiù relazioni duali e non ha la capacità di coordinare alternativamente l'emissione-recezione di un messaggio. Non essendo in grado di "decentrarsi" la sua principale modalità comunicativa è il monologo. A livello di maturazione psicologica sta sperimentando l'alternanza della dimensione regressiva e diffusiva, sta elaborando i propri fantasmi personali attraverso il gioco senso-motorio e simbolico. Solo verso i tre anni queste istanze sono ben integrate, avrà un'autonomia maggiormente solida che gli consente di uscire dal proprio punto di vista ed iniziare ad interessarsi all'atto come diverso da lui, interessante e meno minaccioso, e ad interessarsi al gruppo come un'entità di cui desidera far parte. La socializzazione ha un ruolo centrale nello sviluppo della struttura psichica. L'individuo si forma Grazio al gruppo sociale ed esso si forma in base agli individui di cui è composto. Si realizza, intorno a quest'età, un'integrazione tra la componente individuale e sociale che diventa la realtà principale della struttura psichica e delle funzioni dell'io. Nell'ambito delle relazioni si possono distinguere due tipi di comportamenti.
Quelli protosociali indicano relazioni verso l'esterno che il bambino sviluppa principalmente per dare soddisfacimento ad istante legate ai bisogni primari sui quali si fonda la fiducia in se stesso e nel mondo. I comportamenti metasociali sono aperti e veicolati a conoscere e prendere in considerazione l'interlocutore, fino a sfociare in una vera e propria comunicazione e dinamica di gruppo nella quale il bambino partecipa con finalità che non appartengono soli a sé stesso.
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